Le Tavolette Cerate
Le
tavolette cerate sono tra i più antichi e diffusi supporti scrittori. Tradizionalmente
si fa risalire la loro origine al XIV
a.C. ma il primo nucleo documentato, composto da elementi eburnei, è stato rinvenuto
nella città assira di Nimrud, lungo le sponde del fiume Tigri, datati 710 a.C.
Le tavolette cerate si
compongono di una struttura semplice, una base lignea o in avorio con dei
rialzi a mò di cornice che creano un vano capace di accogliere uno strato di
cera mista a pece, quest’ultima unita con lo scopo di non far indurire troppo
la cera - la cera poteva anche essere colorata con l’ausilio di pigmenti;
oppure, se la si voleva rendere scura, bastava aggiungere una gran quantità di
pece - su cui si incideva il testo tramite un apposito strumento detto stilus; arnese a punta che poteva essere
realizzato in legno, osso, avorio o metallo; l’estremità opposta alla punta era
munita di un raschietto che permetteva di cancellare gli errori o il testo
stesso.
L’uso della cera costituì un
passo rivoluzionario nell’uso dei supporti di scrittura perché rivoluzionaria
fu la possibilità di riutilizzare la tavoletta dalla quale la scrittura poteva
essere cancellata.
Le tavolette venivano
fissate ai bordi con un cordoncino in forma di libro e potevano essere confezionate
in gruppi di due o più elementi, in base al numero, il libro che componevano
veniva denominato dittico, trittico, polittico. Due sostegni posti sui bordi
evitavano che, se affiancate, le parti cerate si toccassero e quindi si
rovinasse la scrittura, alcune volte veniva utilizzata anche una tabella unica,
ricoperta di cera su un solo lato.
Il testo del documento era
scritto sulle facciate interne - scriptio
interior, tuttavia anche le facciate esterne svolgevano un ruolo importante
dal punto di vista dei contenuti poiché su di esse venivano tracciate le
sottoscrizioni e apposti i sigilli dei testimoni, spesso vi era un riassunto
dell’atto contenuto internamente - scriptio
exterior . Chiusa da una cordicella la tavoletta non poteva essere aperta e
quindi il testo non poteva essere letto, né modificato, se non dal suo
destinatario.
Le tavolette contenevano soprattutto documenti privati e venivano utilizzate per gli usi correnti, numerose sono le testimonianze che conservano appunti, conti, esercizi scolastici, lettere, ma anche atti privati quali vendite e affitti. Furono usate in parte anche nelle pubbliche amministrazioni mentre non vi è testimonianza se venissero utilizzate anche per i testi letterari.
Le tavolette contenevano soprattutto documenti privati e venivano utilizzate per gli usi correnti, numerose sono le testimonianze che conservano appunti, conti, esercizi scolastici, lettere, ma anche atti privati quali vendite e affitti. Furono usate in parte anche nelle pubbliche amministrazioni mentre non vi è testimonianza se venissero utilizzate anche per i testi letterari.
I principali gruppi di
tavolette cerate a noi noti provengono dai siti archeologici di Pompei ed
Ercolano, tutti risalenti al I secolo d.C., l’archivio di L. Cecilius Iucundus scoperto a Pompei nel 1875, la numerosa serie
di tavolette recuperate ad Ercolano nel corso degli anni ’30 durante gli scavi
di Amedeo Maiuri, e l’archivio dei Sulpicii
rinvenuto in località Murecine, tra Castellammare di Stabia e Scafati,
all’interno di un vasto complesso architettonico composto da 127 tavolette relative all'attività di negotiatores della famiglia puteolana.
Al secolo successivo
appartengono rinvenimenti di tavolette cerate in Britannia, a Vindolanda e nel
Vallo di Adriano, unitamente a ritrovamenti di tavolette contenenti transazioni
di oro nelle miniere della Transilvania, molte altre sono state rinvenute in Egitto utilizzate a scopo
didattico per l’apprendimento scolastico dal greco al latino.
Questo tipo di supporto
scrittorio ebbe un lieve declino nel V secolo, a favore di supporti più
“leggeri e pratici”, quali il papiro e la pergamena, ma nonostante tutto continuarono
ad essere utilizzate anche in epoca medievale.
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