martedì 4 novembre 2014

Le Tavolette Cerate


Le Tavolette Cerate


Le tavolette cerate sono tra i più antichi e diffusi supporti scrittori. Tradizionalmente si fa risalire la loro origine al XIV a.C. ma il primo nucleo documentato, composto da elementi eburnei, è stato rinvenuto nella città assira di Nimrud, lungo le sponde del fiume Tigri, datati 710 a.C.

Le tavolette cerate si compongono di una struttura semplice, una base lignea o in avorio con dei rialzi a mò di cornice che creano un vano capace di accogliere uno strato di cera mista a pece, quest’ultima unita con lo scopo di non far indurire troppo la cera - la cera poteva anche essere colorata con l’ausilio di pigmenti; oppure, se la si voleva rendere scura, bastava aggiungere una gran quantità di pece - su cui si incideva il testo tramite un apposito strumento detto stilus; arnese a punta che poteva essere realizzato in legno, osso, avorio o metallo; l’estremità opposta alla punta era munita di un raschietto che permetteva di cancellare gli errori o il testo stesso.
L’uso della cera costituì un passo rivoluzionario nell’uso dei supporti di scrittura perché rivoluzionaria fu la possibilità di riutilizzare la tavoletta dalla quale la scrittura poteva essere cancellata.

Le tavolette venivano fissate ai bordi con un cordoncino in forma di libro e potevano essere confezionate in gruppi di due o più elementi, in base al numero, il libro che componevano veniva denominato dittico, trittico, polittico. Due sostegni posti sui bordi evitavano che, se affiancate, le parti cerate si toccassero e quindi si rovinasse la scrittura, alcune volte veniva utilizzata anche una tabella unica, ricoperta di cera su un solo lato.
Il testo del documento era scritto sulle facciate interne - scriptio interior, tuttavia anche le facciate esterne svolgevano un ruolo importante dal punto di vista dei contenuti poiché su di esse venivano tracciate le sottoscrizioni e apposti i sigilli dei testimoni, spesso vi era un riassunto dell’atto contenuto internamente - scriptio exterior . Chiusa da una cordicella la tavoletta non poteva essere aperta e quindi il testo non poteva essere letto, né modificato, se non dal suo destinatario.
Le tavolette contenevano soprattutto documenti privati e venivano utilizzate per gli usi correnti, numerose sono le testimonianze che conservano appunti, conti, esercizi scolastici, lettere, ma anche atti privati quali vendite e affitti. Furono usate in parte anche nelle pubbliche amministrazioni mentre non vi è testimonianza se venissero utilizzate anche per i testi letterari.

I principali gruppi di tavolette cerate a noi noti provengono dai siti archeologici di Pompei ed Ercolano, tutti risalenti al I secolo d.C., l’archivio di L. Cecilius Iucundus scoperto a Pompei nel 1875, la numerosa serie di tavolette recuperate ad Ercolano nel corso degli anni ’30 durante gli scavi di Amedeo Maiuri, e l’archivio dei Sulpicii rinvenuto in località Murecine, tra Castellammare di Stabia e Scafati, all’interno di un vasto complesso architettonico composto da 127 tavolette  relative all'attività di negotiatores della famiglia puteolana.

Al secolo successivo appartengono rinvenimenti di tavolette cerate in Britannia, a Vindolanda e nel Vallo di Adriano, unitamente a ritrovamenti di tavolette contenenti transazioni di oro nelle miniere della Transilvania, molte altre sono  state rinvenute in Egitto utilizzate a scopo didattico per l’apprendimento scolastico dal greco al latino.

Questo tipo di supporto scrittorio ebbe un lieve declino nel V secolo, a favore di supporti più “leggeri e pratici”, quali il papiro e la pergamena, ma nonostante tutto continuarono ad essere utilizzate anche in epoca medievale.


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